Il rapporto psicoterapeutico: transfert e controtransfert

Le relazioni personali vanno vissute nel presente: caricarle di valenze personali che richiamano a bisogni non soddisfatti fa perdere la dimensione e le potenzialità intrinseche della relazione.

Secondo Martin Buber è possibile instaurare due tipi di relazione.
Il rapporto io-esso indica un rapporto in cui noi ci aspettiamo qualcosa dall’altro che assume il compito di soddisfare i nostri bisogni.
Nel rapporto io-tu, diversamente, predomina la dimensione dell’amore incondizionato, l’altro si incontra e in lui si riconosce il Sé.

Per Freud il transfert è l’epicentro della relazione terapeutica.

Con i concetti di transfert e controtransfert, Freud concentra la propria attenzione sul lato umano, e sul rapporto che si viene a creare tra individui che entrano in un certo tipo di contatto. Il transfert si basa sul concetto che nella vita psichica di ogni individuo ci sia un residuo attivo della vita passata e in particolare di quella infantile. Questo comporta che il passato si possa ripetere nel presente. In senso stretto il transfert è quel fenomeno per cui il paziente, ovviamente inconsciamente, vive il suo analista come una persona che è stata significativa nel proprio passato. In base a ciò si iniziano a sviluppare tutta una serie di sentimenti nei suoi confronti, che ricordano quelli provati per le figure genitoriali nella vita infantile. Queste emozioni, che possono essere pulsioni sessuali, tenerezze amorose o odio violento, vengono dunque espresse in maniera sottile o vistosa, a seconda delle circostanze, e trasferite sul medico, attribuite a lui. Con questo processo, sentimenti ed emozioni vengono rivissuti grazie all’analista. Il transfert non è però soltanto legato al rapporto medico-paziente; avviene ogni qualvolta una persona assume un ruolo nella nostra vita, che non è necessariamente positivo, ma può anche essere negativo o legato ad un contesto particolarmente distruttivo, chiunque può catalizzare il transfert.

Transfert comuni sono:

  1. T dell’invidia
  2. T di compensazione
  3. T aggressivo
  4. T affettivo
  5. T ambivalenti con fasi di amore e odio

 

Il fenomeno conseguente al transfert, secondo Freud, è la resistenza: ossia il tentativo dell’individuo di impedire all’inconscio di far trapelare questo stato.
Il compito del terapeuta non è quello di abbattere le resistenze ma di smontarle gradatamente dando dignità alla paura che le sottende.

Le resistenze più usuali sono:

  1. La chiusura
  2. Il non adattamento alla tecnica usata
  3. Dare troppa importanza ai dati di realtà
  4. Dare troppa importanza alla soggettività
  5. Compiacenza, voler piacere a tutti i costi
  6. Somatizzare durante la seduta
  7. Intellettualizzare
  8. Iperproduzione emotiva senza elaborazione
  9. Dimenticare la seduta o arrivare sempre in ritardo
  10. Contestazione del setting
  11. Mancanza di rispetto del tempo della seduta
  12. Comunicazione di contenuti importanti a fine seduta
  13. Guarigione (fingere che tutto va bene)
  14. Doppia terapia
  15. Richiesta delle credenziali

Legato al concetto di transfert vi è quello del controtransfert, che costituisce una vera e propria risposta emotiva al transfert del paziente.
La corona di emozioni che vengono suscitate può essere ampia e molto diversa. Ciò che è importante è essere coscienti del proprio controtransfert. Tutte le emozioni vanno riconosciute (anche quelle che collidono con l’immagine di sé) ma non agite per evitare il rischio che inficino la relazione terapeutica.
Possiamo anche dire che il controtransfert può avvenire ancora prima dell’incontro con il paziente in un’ottica di pregiudizio (transfert del terapeuta).
Per la psicosintesi il transfert è una realtà che accade ma che non diventa centrale nella relazione. La centralità è la costruzione di un rapporto autentico che già intrinsecamente è terapeutico.
Il rapporto terapeutico ha qualcosa in comune con altri rapporti, in primis con il rapporto genitoriale (spesso durante la sofferenza regrediamo) ma anche con il rapporto amicale (il terapeuta in psicosintesi è un alleato, qualcuno che ti accoglie e con il quale ti puoi confidare) e il rapporto intimo (in seduta si crea un rapporto di intimità in cui la persona si rivela, il rapporto terapeutico si sviluppa subito su un piano di profonda intimità tralasciando le tappe intermedie della conoscenza).

Cosa si fa quando avviene il transfert ?

In primo luogo vanno riportate le regole della terapia. Fondamentale l’esplorazione di ciò che succede e lo scandaglio dell’eco con relazioni e persone del passato. L’approccio è di accettazione del transfert ma di contenimento.
Ricordiamo che nel transfert il paziente può riconoscere nel terapeuta anche elementi transpersonali dei quali si riappropria attraverso la relazione terapeutica.
Si deve sempre valutare la veridicità dell’emozione provata.
Le percezioni che abbiamo in seduta devono essere condivise con il paziente.

 

 

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