Logoterapia seconda parte
Autodistanziamento
In logoterapia la capacità specificatamente umana che consente alla persona di guardarsi dall’esterno, di vedersi e “prendere posizione” anche nei confronti di se stesso, viene chiamata autodistanziamento.
Se è vero che ognuno ha il proprio carattere è anche vero che ognuno può prendere posizione nei confronti di questo carattere, o meglio scegliere che tipo di persona vuole diventare.
Una manifestazione di autodistanziarsi dell’uomo la cogliamo nell’umorismo. Ridere di sé è possibile solo se si è capaci di vedersi e percepirsi diversi, qualcosa di più della vignetta comica. Questo qualcosa di più è la base di ogni terapia: solo se il paziente si vede qualcosa di più della malattia, del condizionamento, solo se non si identifica con essi, può cambiare.
L’uomo ha condizionamenti di carattere somatico psichico o sociologico ma la sua vera essenza di uomo unico ed irripetibile è percepibile quando si eleva al di sopra dei condizionamenti e accede nella dimensione noetica, ossia della libertà e della autodeterminazione.
Autotrascendenza
Secondo la logoterapia, l’autotrascendenza è la principale finalità umana, la capacità di orientarsi al di la di sé stessi, attraverso dei significati da realizzare, persone da amare o cause da servire.
L’uomo impegnato con tutto il suo essere nella realizzazione di un compito o conseguimento di uno scopo dimentica sé e realizza l’autotrascendenza.
L’uomo non è considerato un sistema chiuso ma aperto verso qualcuno o qualcosa diverso da sé. Il pensiero Frankliano va oltre l’autorealizzazione (meta terapeutica delle scuole umanistiche di cui pure fa parte la logoterapia), affermando che questa è piuttosto un effetto collaterale dell’autotrascendenza. È necessario cominciare con sé stessi ma non finire con sé stessi, conoscersi ma non preoccuparsi di sé, occorre una meta che sia al di fuori di sé stessi. La logoterapia si pone nella prospettiva di passare la visione immanentistica e soggettivistica e raggiungere il livello della trascendenza nella vita dell’uomo, trascendenza non fine a se stessa ma orientata verso la concretata realizzazione dei valori del significato.
L’amore è per eccellenza un’esperienza di autotrascendenza.
Dereflessione
Si tratta di un metodo terapeutico della logoterapia che si basa sulla capacità di autotrascendenza, cioè spostare l’attenzione del paziente da sé ad altro al di fuori dal sé. La dereflessione viene applicata dove esiste iperiflessione od un egocentrismo esagerato, quando un paziente si fissa su un desiderio esasperato (es. disturbi dell’insonnia o sessuali) o nelle malattie psicosomatiche.
Si struttura sostanzialmente su due passaggi:
1) un segnale di alt (volto all’iperiflessione, desiderio o malattia);
2) un indicatore di direzione (positiva e orientata a significati al mondo esterno). La dereflessione può essere applicata sia singolarmente che in terapie di gruppo e può servirsi di varie strategie creative che non solo distolgono l’attenzione ma l’orientano verso un oggetto significativo per il soggetto.
L’intenzione paradossa
Tecnica della logoterapia che produce una inversione dell’atteggiamento del paziente nei confronti delle sue paure o ossessioni. Si basa sulla capacità di autodistanziamento ed in particolare su quella di ridere delle proprie paure o idee. Con l’umorismo il paziente si distacca da sé, o meglio dalle sue nevrosi, ed elevandosi nella dimensione noetica vi oppone resistenza. Si tratta di sostituire alla paura il desiderio, e dato che questi due aspetti non possono coesistere nello stesso momento, uno annulla l’altro.
L’Intenzione Paradossa può essere combinata con training di rilassamento, alcune tecniche comportamentali, ipnosi e psicodramma. L’Intenzione Paradossa non è da confondere con la prescrizione del sintomo.
Modulazione di atteggiamento
Uno strumento della logoterapia che consente al paziente di orientarsi dall’essere in un certo modo al poter essere in maniera diversa, quindi ad una crescita interiore e comportamentale. L’atteggiamento interiore è l’atteggiamento fondamentale dell’uomo, il modo in cui organizza la sua immagine del mondo e la prospettiva alla cui luce inserisce sé stesso nel resto.
Più importante di ciò che ci succede in realtà è il modo in cui noi valutiamo la situazione.
Esistono quattro stadi per la realizzazione del processo logoterapeutico con la modulazione dell’atteggiamento:
1) risvegliare ed incentivare le capacità di autodistanziamento;
2) Modulazione di atteggiamento (cercare elementi positivi all’interno di quelli negativi);
3) riduzione dei sintomi e rafforzamento del nuovo equilibrio;
4) allargare le possibilità di senso della vita.
La Modulazione dell’atteggiamento si utilizza per le nevrosi reattive o meglio isteriche, dipendenze, iatrogene. In sintesi si tratta di rinunciare all’avere per l’essere.
La cura medica dell’anima
Accompagnamento logoterapeutico nei casi che sperimentano la triade tragica (colpa, sofferenza e morte). Si applica quando non c’è più nulla da fare in senso clinico, con handicap e gravi malattie, con psicosi gravi, e con forti sofferenze procurate dal destino. “La cura medica dell’anima” va usata sempre nel momento in cui l’uomo che soffre si trova davanti ad un destino ineluttabile, bisogna rendergli visibile il giusto atteggiamento nei confronti di questo destino e nella giusta sofferenza fargli vedere ancora un’ultima possibilità di ricerca di significato, l’ultimo e la più alta possibilità di ricerca di significato.
Si tratta di stimolare i pazienti affinché orientino il loro sguardi da ciò che hanno perduto a ciò che ancora è rimasto intatto e di far capire che noi non siamo coloro che “domandano”, ma coloro che “rispondono” alle domande dettate dal destino.
Nevrosi Noogena
Nevrosi riconosciuta e coniata da V. E. Frankl, risultato patologico del fallimento nel processo di ricerca del significato. Causata da un problema noetico, da una crisi esistenziale, da un conflitto di valori o da un riconoscimento degli elementi positivi.
Sintomi: mancanza di interessi, noia, vuoto, passività, ricerca esasperata del piacere.
Non necessariamente una frustrazione esistenziale evolve in nevrosi noogena, ma se aggiunta ad una affezione somato-psichica diventa vera e propria malattia.
La Nevrosi Noogena può avere radici nel non sfruttamento delle possibilità positive della vita e può favorire dipendenze o depressioni reattive.
Nel trattamento esistono tre strategie:
1) esaminare il passato e cercare vecchie strutture di significati e valori;
2) ricercare esempi e modelli;
3) programmi di addestramento per la percezione del significato.