Approccio al paziente borderline

Il disturbo borderline di personalità è essenzialmente un disturbo della regolazione delle emozioni (Linehan M.,  2001).

Le persone borderline possono oscillare rapidamente, ad esempio, tra la serenità e la forte tristezza, tra l’intensa rabbia e il senso di colpa.
A volte emozioni differenti sono presenti nello stesso momento, tanto da creare caos nel soggetto e nelle persone a lui vicine. Le persone che hanno questo disturbo fanno fatica a  stabilire rapporti di amicizia, affetto o amore stabili nel tempo,  vivono con estrema intensità dei rapporti che quasi sempre  falliscono o risultano emotivamente distruttivi. Le persone affette da questo disturbo  trascinano altri, familiari e partners in un vortice di emotività,  dal quale spesso è difficile uscire. Questi soggetti, infatti, sperimentano emozioni intense e devastanti e le manifestano in modo molto drammatico. Proiettano spesso le loro inadempienze sugli altri, sembrano vittime degli altri quando ne sono spesso i carnefici e si comportano in modo diverso nel giro di qualche minuto o ora. L’aspetto più evidente e preoccupante del disturbo borderline è che presenta sintomi potenzialmente dannosi per il soggetto (abbuffate, uso e abuso di sostanze, guida spericolata, sessualità promiscua, condotte antisociali, tentativi di suicidio, ecc.) e si associa a scoppi improvvisi di rabbia intensa.

 

Elementi salienti del disturbo:

  • Labilità affettiva.
    Il disturbo borderline  è caratterizzato da una disregolazione emotiva pervasiva e da oscillazioni dell’umore dipendenti dal contesto, in particolare dall’andamento delle  relazioni interpersonali. Spesso, però, riuscire a collegare umore, pensieri e fatti accaduti non è immediato e semplice per questi pazienti ed è necessario lavorare molto in terapia per aiutarli a capire come mai stanno male.

 

  • Problemi con la rabbia.
    Essere emotivamente disregolati vuol dire non riuscire a tollerare e modulare le proprie emozioni. A volte questi pazienti non sono nemmeno in grado di riconoscere le proprie emozioni.  E’ come se i soggetti borderline avessero imparato ad evitare gli stimoli emotivi negativi, sviluppando, per così dire, una sorta di “fobia delle emozioni negative”. Questi pazienti, dunque, nel tentativo di controllare i propri picchi emotivi,  ricorrono all’azione impulsivamente,  agiscono senza riflettere. L’impulsività si può esprimere con esplosioni di rabbia e litigi anche molto violenti.

 

  • Relazioni caotiche.
    Per allacciare e mantenere relazioni affettive significative è necessario possedere uno stabile senso della propria identità e la capacità di esprimere spontaneamente le prorie emozioni. I rapporti interpersonali richiedono anche la capacità di autoregolare le proprie risposte emotive in maniera appropriata, di controllare i comportamenti impulsivi e di tollerare, entro certi limiti, le situazioni che generano stati di disagio. In mancanza di queste capacità il paziente borderline manifesta comprensibili difficoltà nei rapporti interpersonali. In particolare, la sua incapacità di contenere la rabbia, nonché di limitarne le espressioni manifeste, gli preclude ogni possibilità di mantenere rapporti affettivi stabili (Linehan, 2001). Capita molto di frequente che le persone più vicine ai pazienti borderline, di fronte alle espressioni emotive esasperate, violente del proprio familiare, oscillino in maniera inconstante tra l’accettazione e il rifiuto. Questo perché, spesso e comprensibilmente, non riescono a “entrare nella mente” del proprio caro e capire quale sia la cosa più opportuna da fare in quel momento.

 

  • Paura dell’abbandono.
    I pazienti borderline hanno sviluppato nel corso della propria storia un concetto di sé in quanto esseri indegni, cattivi, difettosi e si aspettano che, nel momento in cui gli altri si saranno accorti di questa loro indegnità, inevitabilmente li abbandoneranno. Ai loro occhi ogni allontanamento, ogni assenza, ogni  distacco temporaneo e anche le piccole divergenze quotidiane rappresentano un potenziale pericolo che quello che loro si aspettano, ovvero di essere abbandonati, stia per accadere. L’abbandono confermerebbe la loro credenza di essere indegni e non meritevoli di essere amati. Per questo motivo, i pazienti borderline cercano di evitare con tutte le forze di essere abbandonati e lo fanno adottando comportamenti spesso eccessivi, drammatici, esasperati. L’abbandono li farebbe precipitare nella disperazione, quella disperazione di chi teme che la sua paura più profonda, ovvero quella di non poter essere amato in quanto cattivo, difettoso e indegno, abbia un fondamento.

 

  • Disturbi dell’identità con mancanza di senso di sé e senso di vuoto.
    Il paziente borderline ha spesso la percezione di essere “diverso” , di essere quasi un’altra persona a seconda della situazione e del contesto. Spesso, questa è la stessa percezione che hanno le persone che vivono e sono vicine ad un paziente borderline. A volte hanno la sensazione di avere a che fare con persone differenti a seconda della situazione.
    Generalmente le persone acquisiscono il senso della propria identità non solo attraverso l’autosservazione ma anche sulla base delle risposte e delle reazioni degli altri. La coerenza, la continuità e la prevedibilità nel tempo delle nostre risposte emotive è fondamentale per capire chi siamo e per percepirci  come esseri “integri”.
    Il senso della nostra identità dipende, tra l’altro, anche dalla possibilità di preferire o amare qualcosa in maniera stabile. Ad esempio, una persona che ami molto disegnare potrà sviluppare nel tempo un’immagine di sé che includa alcuni aspetti di un’ “identità d’artista”. Se, però, io non ho accesso alle mie emozioni e  non sono dunque capace di identificare cosa mi piace, cosa amo, cosa mi fa paura, cosa mi provoca vergogna, come farò a capire chi sono e a percepire me stesso in maniera stabile e continua nel tempo?
    I pazienti borderline spesso ci raccontano di “sentirsi vuoti”. È qualcosa di apparentemente molti simile alla noia ma, in realtà, si tratta di uno stato mentale tipico durante il quale questi pazienti si sentono come “anestetizzati”, distaccati dalla realtà.

 

  • Comportamenti suicidari.
    Accade spesso che i pazienti borderline tentino il suicidio, pensino al suicidio o siano convinti che il suicidio sia la migliore soluzione ai propri problemi.
    Questi pazienti attraversano crisi dolorosissime, sono molto più vulnerabili ad esperienze stressanti, vivono relazioni spesso problematiche, sono sottoposti a situazioni  lavorative insopportabili e tutte queste cose insieme sono davvero troppe perché possano trovare un senso alla propria esistenza.  Dunque l’idea di potersi togliere la vita, per queste persone, rappresenta una sorta di “via d’uscita”, un sollievo da stati emotivi negativi molto intensi.
    È evidente che questa è una delle tante manifestazioni del problema di fondo che, come abbiamo visto, è dato dalla incapacità di tollerare e regolare le emozioni, anche quelle di panico e di tristezza.
    Sembra che anche i gesti autolesivi e impulsivi, in generale, assolvano più o meno alla stessa funzione. Servono, cioè, a dare sollievo nei momenti di disperazione.
    Non dobbiamo tralasciare il fatto che atti autolesivi e minacce di suicidio spesso comprensibilmente generano risposte di sostegno da parte di chi sta vicino al soggetto e questo spesso ha l’effetto di contenere il  suo malessere.

 

  • Risposte dissociative.
    In momenti di estremo stress, i pazienti borderline possono manifestare sintomi di dissociazione durante i quali hanno la sensazione di non essere “presenti a sé stessi” e dei quali, a posteriori, non ricordano nulla.
    Anche i sintomi dissociativi, come i gesti automutilanti e impulsivi, rappresentano un tentativo di “regolare” un’emozione troppo intensa che non può essere gestita altrimenti. E’ come se il soggetto borderline, in maniera del tutto automatica e inconsapevole, “staccasse la spina” nel momento in cui le emozioni  che prova sono troppo intense per essere esperite.

 

 

 

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