La via della volontà

La volontà è quell’alchimia che accade dalla vibrazione all’unisono del Sé transpersonale e del sé incarnato della persona.

La volontà è la risposta e il mezzo di realizzazione di quel moto imprescindibile che sprona alla realizzazione di un progetto di vita, di quello che è il senso ultimo.
La visione assagioliana mi affascina, mi colpisce la gentilezza con cui la volontà si relaziona con le altre funzioni dell’io.
Un direttore d’orchestra che sa dirigere i suoi strumentisti attraverso i moti dello spartito che lui vede, sente, che è diventato parte intrinseca della sua pelle e delle sue emozioni, uno spartito che si realizza attraverso i suoi movimenti, ora decisi ora amorevoli, in un’armonia di realizzazione che va oltre il singolo strumento, il singolo suonatore, oltre l’identità di chi ascolta.
Un’armonia che si realizza in quel miracolo che è l’insieme, l’unisono creato dalle singole diversità.

L’amore è il compagno imprescindibile della volontà, personalmente ritengo che ne sia l’anticipatore stesso, in un rapporto non solo identificato come gioco di parti da integrare in una sintesi più alta attraverso l’utilizzo di uno degli aspetti della volontà, la saggezza, ma come parti imprescindibili della stessa unità, come due facce della stessa medaglia.

La volontà è uno strumento potente, è quella direzionalità che permette l’autorealizzazione, è lo sguardo certo e sicuro dell’eroe che con fermezza, decisione e senso di giustizia si staglia pronto alla battaglia che lo porterà al compimento del suo destino.
La volontà è una nota dello spirito, è quella funzione che elevata da servitore dell’ego a servitore dell’anima diventa ciò che determina, sorregge e guida l’evoluzione dell’uomo.
Nel momento in cui la volontà non è più sospinta da desideri egoici o di personalità ma diventa volontà transpersonale il progetto individuale si apre alla trascendenza attraverso la via che è più consona all’individuo, che sia il connubio con l’amore transpersonale, l’azione transpersonale, la bellezza o l’autorealizzazione.

Assagioli ricorda i rischi che possono intercorrere nei casi in cui la volontà non sia temperata dall’amore e sprona alla ricerca dell’armonizzazione e dell’unificazione delle due parti suggerendo tre metodi: sviluppare la polarità più debole, rendendo amore e volontà ugualmente disponibili, risvegliare e rendere manifesti gli aspetti superiori di entrambi e agire alternando amore e volontà, in modo che l’uno risvegli e rafforzi l’altro e viceversa.

Per sintetizzare i vari stadi dell’amore e della volontà l’io deve usare la volontà saggia, attraverso un processo di sintesi degli opposti.

Il principio della sintesi degli opposti apre alla sensazione di movimento, di fluidità.
E solo dove c’è movimento c’è cambiamento, c’è vita e c’è amore.

L’io inteso come entità volente e agente direttivo media un intervento attivo e un impegno volti a dar luogo ad una sintesi fra amore e volontà, non in un’ottica di compromesso ma di sintesi dinamica ad un livello superiore.
I vari livelli di sintesi spesso vengono raggiunti attraverso intense crisi e conflitti, altre volte in modo più armonioso attraverso una riduzione della oscillazione fra le due polarità.
L’importanza data alla volontà è un punto qualificante del pensiero di Assagioli che lo differenzia dagli approcci teorici che lo hanno preceduto. Egli da dignità e potere autonomo alla volontà, la pone al centro della coscienza individuale e la rende strumento di autorealizzazione e tramite per l’esperienza transpersonale.
L’esperienza della volontà in terapia si articola in tre fasi successive che sono in primo luogo il riconoscimento dell’esistenza di una volontà individuale, l’acquisizione della consapevolezza di avere una volontà fino alla realizzazione di essere una volontà.

La volontà assagioliana ha una funzione direttiva e organizzatrice, attraverso di essa l’Io agisce sulle altre funzioni psicologiche, le regola e le dirige libero da condizionamenti interni ed esterni. Essa è descritta attraverso i suoi aspetti, che sono le sfaccettature che si riconoscono in una volontà completamente sviluppata; attraverso le qualità che sono i colori espressivi della volontà in azione, così come un pittore che immagina e desidera dipingere una tela, avendo a disposizione una tavolozza variegata è in grado di scegliere la tonalità che più si addice al suo progetto; e infine attraverso gli stadi, che rappresentano un vero e proprio percorso a tappe, gradino dopo gradino, sulla scala dell’autonomia e dell’indipendenza che l’atto volitivo implicitamente include in sé.
Nella rosa delle sue sfaccettature la volontà si differenzia e in ugual maniera si sviluppa partendo da un aspetto di volontà forte, che in un certo senso corrisponde all’immagine fondamentale e più familiare della volontà. Nella forza è il suo potere, il suo impeto, la sua energia.
Tuttavia l’aspetto della forza limitato a se stesso non appare funzionale, anzi spesso può rivelarsi controproducente nel cammino evolutivo della persona. Facilmente diventa alleato di un super io non riconosciuto o di moti che non sono moti dell’anima o del centro ma spinte pulsionali di subpersonalità più o meno conosciute. La volontà forte rischia di tramutarsi, nella sua forma involuta, in egoismo, prevaricazione e autorità.

L’aspetto volitivo forte, giustamente direzionato dall’Amore, in primo luogo verso se stessi diventa, invece, uno strumento fondamentale di riappropriazione e determinazione. La volontà si declina anche nella sapienza della scelta. Se essa si oppone direttamente ad altre forze psicologiche, come l’immaginazione, le emozioni o gli impulsi, spesso ne sarà sopraffatta.

Sono due gli errori tipici che sono fatti nel tentativo di agire la volontà in rapporto alle altre funzioni: tentare di obbligarle ad agire con la semplice forza e imposizione oppure abdicare alla volontà.
La funzione essenziale della volontà sapiente è l’abilità di sviluppare la strategia più efficace che richiede il minor sforzo, piuttosto che la strategia più ovvia e diretta.
I rapporti fra le diverse funzioni sono complessi ma esistono fondamentalmente due tipi di interazioni: quelle che hanno luogo spontaneamente e quelle che possono essere influenzate, governate e dirette dalla volontà.

Il regno delle funzioni e della volontà è il mondo psichico ed è necessario conoscere quelle che sono le forze attive e le leggi psicologiche che lo governano e in particolar modo regolano i rapporti che intercorrono fra la volontà sapiente e le altre funzioni della psiche. Queste leggi, forze ed energie rappresentano la mappa che permette di muoversi all’interno di questo regno rendendo chi vi si avventura artefice del proprio sentiero e non più viandante spaesato e perso.

  1. Le immagini o figure mentali e le idee tendono a produrre le condizioni fisiche e gli atti esterni a loro corrispondenti.
  2. Gli atteggiamenti, i movimenti e le azioni tendono ad evocare le immagini e le idee corrispondenti; queste, a loro volta, evocano o rendono più intensi le emozioni e i sentimenti. (corpo-immagini-sentimenti)
  3. Le idee e le immagini tendono a suscitare le emozioni e i sentimenti a loro corrispondenti.
  4. Le emozioni e le impressioni tendono a suscitare e ad intensificare le idee e le immagini a loro corrispondenti o collegate.
  5. I bisogni, gli istinti, gli impulsi e i desideri tendono a produrre le immagini, le idee e le emozioni corrispondenti. Immagini ed idee a loro volta secondo la prima legge suggeriscono le azioni corrispondenti.
  6. L’attenzione, l’interesse, l’affermazione e la ripetizione rafforzano le idee, le immagini e le formazioni psicologiche su cui si accentrano.
  7. La ripetizione degli atti intensifica la tendenza a compierli e rende più facile e migliore la loro esecuzione, fino a che si arriva a poterli compiere inconsciamente.
  8. Tutte le varie funzioni, e le loro molteplici combinazioni in complessi e sub-personalità, mettono in moto la realizzazione dei loro scopi al di fuori della nostra coscienza, e indipendentemente da, e perfino contro, la nostra volontà.
  9. Gli istinti, gli impulsi, i desideri e le emozioni tendono ad esprimersi ed esigono espressione.
  10. Le energie psichiche si possono esprimere direttamente (sfogo-catarsi), indirettamente (attraverso una azione simbolica) o con un processo di trasmutazione (elevazione, purificazione, interiorizzazione, estensione, espressione esteriore)

 

volontà

Le applicazioni pratiche della volontà sapiente in terapia sono innumerevoli.

La persona intraprende un viaggio in cui riconosce il valore intrinseco e inestimabile della volontà che si declina nella possibilità di scelta di nutrirsi di ciò che è sano per l’ambiente psicologico e nella possibilità di allontanare ciò che è tossico (aggressività, violenza, paura, depressione e scoraggiamento, avidità) attraverso la neutralizzazione e il rifiuto di attenzione e interesse al negativo.
Il terapeuta può accompagnarlo utilizzando tecniche quali l’utilizzo di parole evocatrici o la tecnica del “come se”.

Un altro aspetto della volontà è la benevolenza.

La volontà buona è quella che sa controllare l’egoismo intrinseco e sceglie mete coerenti con il benessere altrui e collettivo in un’ottica d’interconnessione avendo osservato e lasciato andare l’egoismo, l’egocentrismo e la mancanza di comprensione per gli altri.

La volontà transpersonale è espressione della volontà di senso del Sé transpersonale.
Quando la volontà transpersonale diventa attiva esercita una attrazione sulle aspirazioni e la volontà del se personale che spesso è ribelle.

Esistono diverse vie che portano alla trascendenza:

  1. Trascendenza attraverso l’amore transpersonale
  2. Trascendenza attraverso l’azione transpersonale
  3. Trascendenza attraverso la bellezza
  4. Trascendenza attraverso l’autorealizzazione

Ipotizzando infine una volontà universale è interessante valutare come questa interagisca con le volontà individuali e avvicinandosi altresì al concetto di realtà assoluta.
È possibile avvicinarsi a questo concetto di realtà assoluta e interconnessione attraverso l’intuizione e attraverso la percezione delle analogie.
L’uomo può rendersi conto intuitivamente della sua identità essenziale con la realtà suprema.
Ciò non significa che la mente dell’uomo possa cogliere pienamente questa realtà se non attraverso una serie di espansioni di coscienza attraverso le quali esperisce solo alcuni frammenti di essa.

L’esperienza della relazione fra se personale e transpersonale avviene per gradi:

  1. L’attenzione e l’attività del Sé transpersonale sono dirette principalmente verso il se personale e sono mirate a irradiare e influenzare l’intero uomo da e attraverso il super-cosciente.
  2. L’attenzione e l’attività del transpersonale sono dirette in egual maniera tra la direzione discendente verso la personalità e la direzione ascendente verso la realtà trascendente. L’individuo sente di essere pienamente se stesso e nello stesso tempo esperisce una compartecipazione ad uno stato universale di essere.
  3. Nei livelli più alti di trascendenza il senso d’identità è offuscato ma non completamente perduto e l’individuo compartecipa alla realtà e al senso dello stato universale.

 

Ritornando alla metafora del pittore che per dipingere su una tela il quadro che ha immaginato sceglie di utilizzare i colori più idonei attingendo alla sua tavolozza ritorniamo su quelle che sono le qualità della volontà, le sue modalità in azione.
Le qualità sono collegate ad aspetti e stadi specifici dell’atto di volontà, alcune combaciano mentre altre hanno caratteristiche diametralmente opposte come gradazioni cromatiche armonizzabili e non armonizzabili.

“La volontà completamente sviluppata sa come usare, secondo le esigenze, ora l’una ora l’altra di queste qualità, o come equilibrarle tra loro seguendo una saggia via di mezzo.”¹

Queste qualità sono:

  1. Energia – dinamismo – intensità
  2. Dominio – controllo – disciplina
  3. Concentrazione – convergenza –attenzione – focalizzazione
  4. Determinazione – decisione – risoluzione –prontezza
  5. Perseveranza – sopportazione – pazienza
  6. Iniziativa – coraggio – audacia

L’atto di volontà è un vero e proprio percorso che si articola a tappe, ciascuna delle quali implica un’analisi e un profondo ascolto interiore.

Il primo gradino corrisponde all’osservazione e al riconoscimento di quello che è lo scopo, meta o fine dell’atto di volontà basati su valutazione, motivazione e intenzione.
Durante questo momento il lavoro è incentrato prevalentemente sull’osservazione, comprensione e accettazione della propria molteplicità, degli impulsi e degli istinti che ci muovono. Possiamo utilizzare la tecnica del “come se” per focalizzare meglio quella che è la direzione.

La tappa successiva è la deliberazione il cui scopo è quello di condurre alla migliore decisione possibile scegliendo, fra le molteplici possibilità, la più valida.
Il prerequisito della deliberazione è un atto di controllo, d’inibizione al fine di non agire impulsivamente. Importante specificare che la funzione della volontà è inibitoria, non repressiva.

Osserviamo cosa è possibile e quando, considerando le conseguenze.

Decidere è inevitabile. Ciò che rallenta la decisione sono i conflitti fra motivi inconsci e consci, la paura di sbagliare e la riluttanza ad assumersi la responsabilità.
Il momento della scelta, il terzo tempo dell’atto volitivo, implica assumersi la responsabilità di preferire e rinunciare.
Le cause all’origine della riluttanza nello scegliere possono essere una certa qual forma di edonismo, una enfasi esagerata pregressa sul senso del dovere e sul sacrificio e l’eccessiva insistenza sul valore della sofferenza o addirittura la concezione errata di libertà svincolata dalla assunzione di responsabilità.

Superato lo scoglio della scelta possiamo affermare la nostra volontà.

L’affermazione è uno stadio cardinale dell’atto di volontà. È necessario uno stato d’animo di certezza alimentato dalla fede e dalla convinzione in un’armonia di mente e spirito. Possiamo affermare la nostra volontà attraverso l’uso di parole di potere, l’uso di immagine, l’assunzione di atteggiamenti e posture fisiche e la ripetizione.

Ultime ma non in termini d’importanza troviamo la pianificazione e la programmazione.
Siamo architetti del nostro progetto volitivo e come tali siamo chiamati a formulare in modo chiaro e preciso il fine da raggiungere e a tenerlo irremovibilmente in mente attraverso tutte le fasi dell’esecuzione, valutando con attenzione l’attuabilità del piano, la giusta collaborazione, utilizzando i mezzi adeguati, riconoscendo, distinguendo e stabilendo la sequenza giusta delle varie fasi: formulazione, programmazione, strutturazione, progettazione e utilizzo di un modello o progetto pilota.
Come un saggio capocantiere infine non si deve incorrere nell’errore di imporre la volontà agli organi deputati all’azione, nella fattispecie le funzioni psicologiche, ma si deve mirare a una direzione dell’esecuzione autorevole e benevola orientata al fine ultimo dell’atto volitivo.

La via della volontà è una delle vie al Sé, una delle vie di autorealizzazione.

È la via dell’eroe, di colui che non ha paura di guardare in viso la morte e di sfidarla, pronto a sacrificare se stesso per ideali di giustizia, verità e conoscenza.
Le qualità archetipiche dell’eroe e del guerriero sono il coraggio, la forza, la risolutezza, la chiarezza di visione e d’intenti e la generosità correlata al sacrificio.
Possiamo essere chiamati a vivere la via della volontà in direzione centrifuga attraverso l’interazione con il mondo all’esterno di noi, pensiamo ai grandi esploratori o ai grandi condottieri della storia, ma possiamo diversamente essere chiamati a viverla in modo centripeto, sfidando non draghi o orde barbariche ma demoni interni, pulsioni o subpersonalità che ci manipolano.
Sia che la battaglia si svolga all’esterno di noi o all’interno di noi ciò che è fondamentale è l’accettazione del rischio, e il rischio più grande è quello della morte, fisica e simbolica.
Accettare l’ineluttabilità della morte implica accettare la vita, accettare l’impermanenza di ciò che è e la sacralità del qui e ora che racchiude tutto il Senso.

La morte non è l’antitesi della vita ma la via della nascita e della ri-nascita, si muore continuamente, ogni attimo che passa si muore a se stessi e se riuscissimo a radicarci in questa realtà sarebbe molto più semplice lasciare andare quelle proiezioni di noi legate principalmente alle certezze di cui ha bisogno il mentale.

Chi sono, cosa faccio, quanti anni ho, sono fatto così e via dicendo.

Accettare di morire a se stessi implica amarsi profondamente e nello stesso tempo trascendersi.

Amate e fate ciò che volete.”²

Attraverso l’amore per se stessi, l’amore autentico che parte da un cuore purificato, dalla “caverna del cuore” Hridaya guya , si può accedere alla volontà nella sua forma più pura e transpersonale e si diviene guida e legge di noi stessi e si è disposti a perdersi.

“[Infatti] è la volontà che distingue una persona libera da una che è inconscia, paurosa o succube. E’ la volontà l’espressione più chiara di chi noi siamo, perché la volontà è scelta: e quando la nostra scelta è forte e netta, senza titubanze o ambiguità, così è anche il nostro essere. Infine, la volontà, proprio quando si trova davanti al muro di una forza più grande può trovare la sua massima realizzazione: nel volere l’impossibile, anche a costo della vita, non per propria soddisfazione personale, ma perché è giusto”³.

Nel percorso individuale e in terapia la volontà assume un ruolo fondamentale nel rendere la persona libera di accettare di lasciare andare attaccamenti ad immagini di sé o a subpersonalità che dirigono l’esistenza facendo le veci di un io silenzioso e in disparte.
La volontà è voce dell’io, si nutre di verità e la verità è uno strumento potentissimo di centratura. Ritrovare un io, agire la volontà e radicarsi sempre di più nel proprio centro è un esempio di circolo virtuoso.
L’io riconosciuto e ascoltato, attraverso la volontà e le funzioni psicologiche, acquista la capacità di veicolarsi attraverso le scelte di qualunque natura esse siano.

La persona riconosce quella che è la sua vera voce, la sua autentica direzionalità e acquisisce nel tempo, atto di volontà dopo atto di volontà, la dimestichezza, la fiducia e la certezza necessarie a perseguire il proprio modello ideale di autorealizzazione.

La via della volontà è anche una via di risposta a una chiamata altra dalla voce dell’io, un atto di resa e un sì incondizionato a quello che c’è, esattamente come nell’ Amore. Il Sé ha una voce che chiama. Coloro che percorrono questa via più di altri la riconoscono.

“Come una vibrazione che misteriosamente è generata dal silenzio più profondo, arriva a noi con una sua vita e una sua volontà indipendente dalla nostra. È l’imperativo categorico: dopo averlo sentito sappiamo ciò che dobbiamo fare. Oppure è una voce che guida, ispira, e rigenera, e dopo averla sentita non possiamo più rimanere uguali a prima. Questa è la voce del maestro interiore che nelle situazioni più intricate ci indica la soluzione”³.

Seguendo la rotta indicata dal Sé, la volontà diviene uno strumento di riprogrammazione interiore, una volta liberi da immagini e schemi preconfezionati ci permette di veleggiare verso la meta che ci è stata prefissata in termini di Senso individuale, sospinti dal vento del desiderio fra le onde della consapevolezza e della presenza, sull’unica nave sicura che può trasportarci, noi stessi.

La mente lucida, il cuore libero, la fede e la certezza che proprio il viaggio stesso è senso e meta.

 


 

¹Assagioli R., L’atto di volontà, pg 23, 1977, casa editrice Astrolabio-Ubaldini editore, Roma

² S. Agostino

³ Ferrucci P., Esperienze delle vette, pg 233, 1989, casa editrice Astrolabio-Ubaldini editore, Roma

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