La via dell’amore

Il cuore è la via, il luogo ove comincia e dove termina il cammino.
La sua trasformazione non ha limiti e avviene attraverso la sua purificazione progressiva da desideri, paure ed emozioni.L’atto di coraggio che è richiesto a chi intraprende la via dell’amore è la resa incondizionata, il sì che determina l’adesione completa a ciò che è.

… il no del cuore è rifiutare che ciò che è semplicemente sia. Il rifiuto del cuore ci taglia fuori dalla realtà e ci riporta nella separazione, nell’individualismo o, per usare la frase usata più correntemente, nel senso dell’ego. E la cancellazione dell’ego è il ritorno del cuore alla sua funzione normale che è l’adesione a ciò che è. Soltanto questo sì del cuore alla realtà ne permette la conoscenza” (Desjardins A., La via del cuore, pg 18, casa editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma).

In psicoterapia il momento della resa e dell’accettazione di ciò che è, all’esterno e soprattutto all’interno di sé, è un momento di svolta.
La comprensione e l’accettazione incondizionata della propria molteplicità, che derivano dal percorso di conoscenza personale, permettono di riscoprire il centro, l’osservatore interno, l’Io, e di accedere alla declinazione dell’amore più importante: l’amore per se stessi. L’amore per se stessi, autentico, incondizionato, giusto, ha un potere catartico, trasformativo ed evolutivo inestimabile.

Amare se stessi è in primo luogo riconnettersi e accettare la propria natura di esseri finiti, mortali, limitati e poterne godere appieno.
Nello stesso tempo è la possibilità di trascendere riscoprendo la natura divina che è di ognuno. In realtà proprio da quell’amore che a un occhio superficiale può sembrare un amore egoista possiamo toccare l’amore più trascendente, transpersonale, l’amore per gli altri, per la vita.
L’amore per se stessi permette di trascendere l’illusione di essere divisi, interiormente in primo luogo ma anche esteriormente.
Nel percorso psicoterapeutico l’Amore si declina innanzi tutto nella visione chiara della propria storia, della propria sofferenza e della molteplicità interiore che spesso ne deriva.
È un viaggio di riscoperta e riappropriazione di ciò che siamo sia nella luce e nell’ombra. Il reale tesoro dimenticato risiede proprio in quelle parti di noi che tendiamo a scotomizzare, in modo più o meno consapevole.

L’amore si accompagna al coraggio.

Sì, perché il contrario dell’amore non è l’odio ma la paura.
La paura è un animale subdolo, che s’insinua nella mente sotto forma di pensieri spaventosi riguardanti futuri catastrofici. Si alimenta ingorda del passato e illude che nella staticità e immobilità dell’essere e delle situazioni sia la pace della terra promessa.
Vincola a doppia mandata la mente e il cuore, insediandosi prepotentemente in entrambi, convincendoli come un abile prestigiatore che l’illusione che propone sia realtà.
Si è proiettati costantemente in passati remoti o futuri ipotetici perdendo il qui e ora.
In ugual maniera si oscilla fra infinite polarità di noi, noi che faremmo in quella situazione, noi che potremmo dire, noi che abbiamo vissuto certe situazioni e se succedesse nuovamente chissà se ce la faremmo a sopravvivere, noi che in realtà stiamo perdendo la possibilità di dimorare nel nostro centro nell’unico attimo che è dato vivere: l’adesso.

Nella paura perdiamo noi stessi.

Solamente chi ha il coraggio dell’angoscia essenziale, e dell’affanno che la abita, può intravedere la possibilità misteriosa dell’esperienza dell’essere. È soltanto all’interno del nulla vissuto, recepito (ma non afferrato) attraverso l’angoscia, che si può imparare a sperimentare l’essere” (Louis Gardet, L’experience du soi, ed. Desclee, De Brouwer 1981 pg. 319-369).

La via dell’amore inizia con questo coraggio.
Coraggio di non fuggire dalla sofferenza, accogliendo, percependo il dolore e lasciando che esso faccia germogliare il nostro sviluppo emotivo, con compassione verso noi stessi e verso gli altri, verso una accettazione incondizionata della nostra natura, seguendo chi realmente siamo, agendoci nella verità e per i nostri talenti, allineati con il Senso che siamo chiamati a realizzare in questa vita.
Dalla molteplicità caotica e prevaricante interiore nella quale spesso la voce dell’Io resta sopita si passa ad una maggiore armonizzazione di intenti e direzione.

Ci si riscopre guide amorevoli di se stessi e come per magia ci si ritrova non più sballottati nel vortice del vento ma nell’occhio del ciclone.
Certo intorno a noi tutto continua a girare vorticosamente, possiamo portare gli occhi e l’attenzione ai fatti, agli eventi dolorosi o felici, persone, volti, voci presenti, passate o future e tante proiezioni di noi, bimbi, adulti, lavoratori, compagni e persino anziani.
Possiamo osservare con benevolenza e con amore quello che accade intorno a noi e dentro di noi. Noi siamo però al di là di tutto questo.
Attraverso la disidentificazione ritroviamo la serenità della sintesi fra relatività e assoluto, ritroviamo la quiete e l’equanimità che permette di astrarsi dal giudizio e di risiedere nell’amore.

Noi siamo dominati da tutto quello con cui il nostro io si identifica. Noi possiamo dominare, dirigere e utilizzare tutto quello da cui ci disidentifichiamo” (Assagioli R.,Principi e metodi della psicosintesi terapeutica.pg 28 Roma, Astrolabio, 1973).

Il miracolo del percorso è che ogni attimo della vita è palestra per allenarsi e fare esperienza. Non si arriva mai, o forse sì, un giorno, ma non è questo il punto. Assagioli fornisce una guida, un’idea di percorso da attuare nella vita quotidiana o in psicoterapia.

Conosci, possiedi, trasforma.

Personalmente mi piace rileggere e riformulare questo pensiero in conosci, ritrova il tuo centro e la tua volontà, amati, ama e lasciati amare, stai nell’Amore. La trasformazione sarà inevitabile.

 

di Alexandra Benvenuti

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