Metodologia e tecnica del colloquio in Psicosintesi

La relazione, qualunque sia la sua natura, si fonda sul colloquio e sulla comprensione dei suoi aspetti, dai più pragmatici a quelli meta-comunicativi.

Come nasce la psicoterapia? Cos’è la psicoterapia? È una terapia che si serve di mezzi psichici, la psiche è l’oggetto della terapia.
Il colloquio può essere inteso come tecnica d’indagine o tecnica d’intervento. Il colloquio è sempre intrinsecamente trasformativo, esso crea e modifica la relazione e oltre ad essere in se stesso una tecnica permette l’uso di tecniche differenti.
La verità psichica è un luogo in cui non si può mentire, è differente dalla verità storica e da quella narrativa.
Nel terapeuta i requisiti fondamentali del colloquio sono la presenza e la capacità d’ascolto verso l’altro e verso se stesso.

Il colloquio crea un campo energetico fra il paziente e il terapeuta.

Possiamo immaginare due ovoidi avvolti da un terzo ovoide, quello che definisce la relazione. Ciò rappresenta bene visivamente la verità che tutti gli aspetti della persona entrano fecondamente nella relazione e la relazione stessa si sviluppa su tutti i piani.

L’ascolto deve essere maieutico.

Come comincia un colloquio terapeutico?

In genere il primo contatto è una telefonata. Buona regola è evitare domande dirette o rispondere a richieste che sono inerenti ad aspetti che vanno definiti nella sede della stipula del contratto terapeutico.
Va valutato il contesto della richiesta, i contenuti della telefonata vanno ridotti al minimo informativo e analizzati in quanto possono dare informazioni forti sulla persona.
Si attua un pre-transfert già dalla telefonata (intreatment).

Fenomenologia del colloquio: tutti quegli aspetti che vanno valutati, chi apre la porta dello studio, la stanza, l’abbigliamento, l’espressione…

Come nasce il colloquio?

  • Colloquio aperto

  • Colloquio strutturato (con libertà di espressione e libertà di uso del proprio linguaggio)

È importante la totalità di tutto quello che il paziente porta, quando e come ci racconta le cose, in genere è bene lasciare modo alla persona di aprirsi come vuole, di dire o non dire quello che vuole, superando i momenti di ansia eventuali legati all’incapacità di aprirsi essendo ascoltati con domande comunque non invasive.

Tecnica dell’influsso personale:

Ognuno irradia qualcosa e si crea un campo energetico comune, voi sentite che anche il paziente ha un influsso personale su di voi sia spontaneo che deliberato che vi porta a vederlo come lui si vede.

Si presume che il terapeuta sappia accogliere questo complicato intreccio unico che ogni persona porta dentro e come tecnica l’influsso personale è l’effetto benefico, il contagiare l’altro con la propria salute, è simile all’irradiazione, al contagio psichico, il contagio del terapeuta deve essere un’irradiazione benefica che comunque spontaneamente avviene.

Come si differenzia fra influsso personale spontaneo, deliberato, transfert e contro-transfert?

L’influsso personale più che proiettivo è una irradiazione, il contro transfert è:

  1. La generica risonanza che un paziente produce

  2. Una risposta che noi abbiamo conscia ed inconscia ad un transfert

  3. Un vero e proprio transfert del terapeuta sul paziente

L’influsso personale non si colloca nella fase analitica. In psicosintesi c’è una fase analitica (analisi frazionata). L’influsso personale si può esercitare solo su base empatica. Io posso portare nel campo energetico comune quello che sento essere necessario per il paziente e per la relazione.

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