Supervisione

Una supervisione è una seduta come un’altra. Tra paziente e terapeuta c’è un campo comune, anzi più campi, uno che contiene i due ovoidi e l’inconscio, l’atmosfera psichica del momento e all’interno di questo ci sono aspetti transferali e controtransferali, tecniche e strategie da utilizzare.

Ciò che può sembrare sul piano personale un limite o una difficoltà, può  essere letto sul piano trans personale in altro modo come una risorsa. Quando sentiamo una discrepanza intellettuale, dobbiamo inserirci perché vuol dire che lì c’è qualcosa di personale.

Ci sono 3 tipi di supervisione:

  • come percorso personale, con il terapeuta personale
  • con il supervisore del tirocinio
  • inter-pares con colleghi anche ad indirizzo diverso.

 

Strumenti del terapeuta durante le sedute

  • Osservazione non giudicante
  • Confrontazione caratterizzata dall’empatia
  • Chiarificazione: La chiarificazione è l’obiettivo più difficile e più efficace della riformulazione, essa consiste nel mettere in luce e nel “rinviare” al soggetto il “senso” di ciò che ha detto. Esiste il grande rischio di sconfinare in una interpretazione.
  • Incoraggiamento ed elaborazione: cercare di sviluppare la funzione riflessiva o mentalizzazione cioè la capacità di elaborare
  • Validazione empatica: dire che noi abbiamo sentito che ha vissuto ad es dolore ma poi gli rimandiamo qualcosa, è un intervento più attivo
  • Interventi psicoeducazionali: Si fanno interventi psicagogici, propositivi.
  • Consigli ed elogi: si danno delle indicazioni e poi ad esempio se ha ottenuto risultato lo si rinforza (questo è l’elogio)

Il terapeuta è sia padre che madre.

Controtransfert indotto: il controtransfert è una reazione del terapeuta al transfert del paziente. Il transfert deve essere interpretato quando diventa una resistenza al processo.

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